Plan of Action to Prevent Violent Extremism


Scheda Informativa

 

 Fonte: UNRIC, Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite, del 15 gennaio 2016

 

 

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Il 15 gennaio il Segretario Generale presenta all’Assemble Generale (A/70/674) il suo Piano d’Azione per prevenire l’estremismo violento (PVE).

Il Segretario Generale ha comunicato il Piano al Presidente dell’Assemblea Generale con una lettera del 22 dicembre 2015 (A/70/675)

Pur riconoscendo l’importanza di misure essenziali attualmente in uso inmateria di sicurezza e anti- terrorismo, il Piano propone un approccio comprensivo, che include misure preventive sistematiche che si indirizzano ai fattori primi dell’estremismo violento

Il contesto

L’estremismo violento è una piaga dei nostri giorni. Il Segretario Generale è sgomento per gli attacchi e le atrocità commesse da gruppi terroristici come lo Stato islamico in Iraq e nel Levante, Boko Haram e Al-Shabaab e gli estremisti violenti che ad essi si ispirano, contro i cittadini innocenti in tutto il mondo. Questi gruppi, propagando odio e violenza, destabilizzano paesi e regioni intere.

Essi rappresentano un serio pericolo per le principali aree di azione della comunità internazionale, che sono il mantenimento della pace e della sicurezza, la promozione dello sviluppo sostenibile, la tutela dei diritti umani, lo Stato di diritto e l’azione umanitaria. Questi gruppi terroristici rappresentano un attacco diretto alla Carta delle Nazioni Unite, alla Dichiarazione universale dei diritti umani e ai valori universali sui quali si fondano le Nazioni Unite.

Negli ultimi anni, questi gruppi hanno influenzato l’immagine che abbiamo dell’estremismo violento e il dibattito su come affrontare questa minaccia. Il loro messaggio di intolleranza - religiosa, culturale e sociale - ha avuto conseguenze drastiche per molte regioni del mondo. Questi gruppi terroristici sfidano i nostri valori comuni di pace, giustizia e dignità umana occupando territori e utilizzando i social media per la comunicazione in tempo reale dei loro crimini atroci.

La diffusione dell’estremismo violento ha ulteriormente aggravato una crisi umanitaria che era già senza precedenti e che travalica i confini di regioni definite. Milioni di persone sono fuggite dai territori controllati dai terroristi e dai gruppi estremisti violenti. Da una parte sono aumentati i flussi di migranti e rifugiati e dall’altra i flussi di combattenti terroristi stranieri, entrambi da e verso le zone di conflitto: chi in cerca di sicurezza e chi attirato dal conflitto, come ulteriore fattore di destabilizzazione delle regioni coinvolte.

L’estremismo violento è un fenomeno vario, privo di una definizione chiara. Non è nuovo, nè si riferisce solo a una determinata regione, nazionalità o a un sistema di credenze. Se da una parte il Piano del Segretario Generale è stato sviluppato in questo contesto, esso si riferisce all’estremismo violento in tutte le sue forme e dovunque si presenti. 

 

Il Piano d’azione per prevenire l’estremismo violento

Il Piano è stato sviluppato in virtù di un ampio processo di collaborazione tra le agenzie delle Nazioni Unite, e si basa sui risultati delle riunioni di alto livello dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza, sulle riunioni interattive con gli Stati membri e sugli esiti di riunioni regionali e internazionali.

Il Piano propone un approccio comprensivo, che include misure preventive sistematiche che si indirizzano ai fattori primi dell’estremismo violento e che si estende a società, governi e sistema ONU nel loro insieme.

Le condizioni di fondo e le cause dell’estremismo violento

Il Piano di Azione identifica due principali categorie di condizioni di fondo che spingono gli individui a radicalizzarsi e ad associarsi a gruppi estremisti violenti:

1. Le condizioni che portano all'estremismo violento ed il contesto strutturale, "Fattori di Spinta" quali mancanza di opportunità socioeconomiche; emarginazione e discriminazione; malgoverno, violazioni di diritti umani e dello stato di diritto; conflitti prolungati e irresoluti; radicalizzazione nelle carceri.

2. Processi di radicalizzazione, "Fattori di Richiamo - i quali giocano un ruolo chiave nel trasformare idee e ingiustizie in azioni estremiste e violente. Questi includono: condizione di provenienza e motivazioni dei singoli individui; malcontento collettivo e persecuzione; distorsione e abuso di credenze, ideologie politiche e differenze etniche e culturali; leadership e reti sociali.

Le raccomandazioni

Le raccomandazioni sottoposte agli Stati membri cercano di integrare la prevenzione in un approccio globale che aiuterà ad affrontare molte delle condizioni di fondo che spingono le persone a unirsi a gruppi estremisti violenti. Esse identificano azioni che possono essere intraprese a livello globale, nazionale e regionale, tra cui sviluppo di quadri politici, mobilitazione di risorse, e azioni concrete in sette aree prioritarie.

Definizione del quadro di intervento politico:

Quadro globale per prevenire l'estremismo violento: la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e altri strumenti internazionali per i diritti umani, le risoluzioni dell'Assemblea Generale, come la Strategia Globale anti-terrorismo, e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, come la risoluzione 2178 (2014), stabiliscono impegni comuni e una volontà politica che possono essere tradotte in azione per un reale cambiamento e per delineare nuove politiche pubbliche per prevenire l'estremismo violento in ogni paese e regione, riconoscendo che le soluzioni saranno individuali per ogni caso.

Piani d’azione nazionali PVE: ogni Stato Membro dovrebbe prendere in considerarezione lo sviluppo di un piano d'azione nazionale PVE, che stabilisca le priorità nazionali per affrontare le cause locali di estremismo violento e integri le strategie nazionali di lotta al terrorismo, dove già esistano. Tali piani dovrebbero essere sviluppati in modo multidisciplinare con il contributo di esponenti governativi e non governativi per rafforzare il patto sociale contro l'estremismo violento; affrontare la minaccia dei combattenti terroristi stranieri; impedire il finanziamento di estremisti violenti e gruppi terroristici;

 

allineare le politiche di sviluppo nazionali con gli SDGs; promuovere la cooperazione tra settore pubblico e privato; includere meccanismi di monitoraggio e valutazione efficaci per garantirne l’impatto.

Piani di azione regionali PVE: occorre potenziare la cooperazione regionale, per esempio adottando strategie di PVE comprensive e rafforzando le organizzazioni sub-regionali e regionali.

Mobilitazione delle risorse: i fondi esistenti per la lotta contro il terrorismo e l'estremismo violento devono essere adattati per rispondere anche alle cause di estremismo violento; vanno identificate altre fonti di finanziamento - ad esempio, adattando fondi esistenti per espandere attività di programmazione che siano sensibili alla prevenzione dell'estremismo violento. 

Sette aree prioritarie di azione

Il Piano d'azione raccomanda a ciascuno Stato membro di sviluppare il proprio piano d’azione nazionale per prevenire l'estremismo violento, con particolare attenzione alle seguenti sette aree prioritarie:

1. Dialogo e prevenzione dei conflitti: nel quadro degli sforzi più ampi del Segretario Generale per la prevenzione, le raccomandazioni comprendono la necessità di coinvolgere al più presto le parti in conflitto e gli attori regionali; di creare un consenso internazionale e di coinvolgere i leader religiosi.

2. Rafforzare buon governo, diritti umani e stato di diritto: per rafforzare la fiducia tra istituzioni governative e comunità allo scopo di prevenire emarginazione e esclusione, le raccomandazioni prevedono l’accesso alla giustizia e il rafforzamento di istituzioni eque, efficaci, responsabili e inclusive; la riforma dei quadri giuridici nazionali e dei sistemi penitenziari e l’accesso ai servizi di base in modo non discriminatorio.

3. Coinvolgere le comunità: per un autentico coinvolgimento delle comunità, le raccomandazioni comprendono lo sviluppo di strategie partecipative con società civile e comunità locali; l'adozione di modelli di polizia orientati verso le comunità; lo sviluppo di programmi di sostegno a livello locale e basati sulla famiglia.

4. Emancipazione della gioventù: sfruttando idealismo, creatività e energia dei giovani e di molti altri che si sentono privati dei diritti civili, le raccomandazioni contemplano il sostegno ed il miglioramento della partecipazione giovanile alle attività del PVE, e la loro integrazione nei processi decisionali a livello locale e nazionale.

5. Uguaglianza di genere e emancipazione delle donne: promuovendo le donne come forza critica per una pace sostenibile, le raccomandazioni mirano ad investire nella ricerca sul ruolo delle donne nell’estremismo violento, e a garantire che una parte dei fondi destinati ad affrontare l'estremismo violento siano usati per sostenere una maggiore uguaglianza di genere.

6. Educazione, sviluppo delle competenze e promozione dell’occupazione: per promuovere il rispetto della diversità e preparare i giovani a entrare nel mondo del lavoro, le raccomandazioni prevedono un investimento in programmi a sostegno della "cittadinanza globale", e che forniscano un’educazione completa dal primo al terzo livello, come anche l'istruzione tecnica e professionale.

7. Comunicazione strategica, internet e social media: per comunicare una visione di cambiamento tangibile alle persone disilluse e private dei diritti civili, le raccomandazioni prevedono lo sviluppo e l'attuazione di strategie di comunicazione nazionali, dando alle vittime la possibilità di trasformare la loro sofferenza in una forza costruttiva.

Supportare Stati membri, organismi regionali e comunità attraverso le Nazioni Unite

• Pur riconoscendo che la responsabilità primaria di prevenire l'estremismo violento spetta agli Stati membri, il piano d'azione indica che il Segretario Generale istruirà gli enti ONU per dare priorità, sensibilizzare, e adattare i programmi già esistenti per affrontare le cause dell’estremismo violento con maggiore precisione; e introdurre nuove iniziative che pongano rimedio a eventuali lacune.

Tra le altre raccomandazioni, il Piano prevde che l'ONU adotti un approccio "All-of-UN" per sostenere gli sforzi nazionali, regionali e globali per prevenire l'estremismo violento; integri il PVE in attività attinenti sul terreno attraverso le operazioni di pace ONU e gli uffici nazionali di coordinamento delle Nazioni Unite; offra programmi pertinenti di rafforzamento delle capacità per aiutare gli Stati membri; sostenga i governi nello sviluppo di programmi formativi inmateria di educazione civica, tolleranza e rispetto della diversità; lanci una strategia di comunicazione globale sul PVE delle Nazioni Unite; rafforzi un’azione tempestiva ed efficace attraverso l’iniziativa “I diritti umani prima di tutto”; avvii una campagna di sensibilizzazione globale in favore delle vittime dell’ estremismo violento; incoraggi programmi di scambio per i giovani all'interno e tra gli Stati membri; sviluppi, infine, una proposta per la creazione diun Fondo del Segretario Generale a sostegno di progetti PVE innovativi.

Appello ad un'azione comune

Il Segretario Generale invita l’Assemblea Generale a unire e armonizzare le proprie azioni e a perseguire approcci inclusivi per contrastare la divisione, l’intolleranza e l’odio diffusi dai gruppi terroristici estremisti e violenti. Dobbiamo usare questo appello universale per far risuonare l’eco di un costante invito alla pace, alla giustizia e alla dignità umana. L’unità nell’azione fondata sui principi supererà la retorica e l’invito all’estremismo violento, e alla fine gli stessi gruppi estremisti violenti.

L’immediato futuro

  •   Dopo la presentazione del Segretario Generale del Piano d'azione PVE all'Assemblea Generale il 15 gennaio, il Presidente dell'Assemblea Generale organizzerà un dibattito formale dell'Assemblea Generale sul piano (TBD).

  •   Nel mese di aprile, il governo svizzero ospiterà una conferenza internazionale sull'attuazione del Piano d'azione.