QUANDO A LAVARE I VETRI SONO I POLIZIOTTI


Di Leandro Abeille

 

 

Di Leandro Abeille, del 27 marzo 2015

 

L’hanno chiamata “Sicurezza 3.0” la singolare protesta dei poliziotti appartenenti al Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) che si sono sostituiti ai lavavetri nelle città italiane, per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la drammatica situazione in cui versano le nostre forze di Polizia.

I tagli alla sicurezza dei governi degli ultimi dieci anni stanno riducendo all’impotenza chi dovrebbe difenderci e la nuova minaccia ISIS rischia di essere un’ulteriore battaglia combattuta con armi spuntate. Per cui, con casacche gialle e secchi, i poliziotti stanno, in questi giorni, distribuendo 500.000 volantini che spiegano il loro punto di vista e le loro necessità a fronte di problemi sempre più macroscopici.

 

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I singolari "lavavetri" della Polizia a lavoro. Foto Segreteria provinciale SAP di Roma.

  

Queste le richieste del Sindacato Autonomo di Polizia:

Sbloccare il turn over – ad oggi i poliziotti che vanno in pensione non sono sostituiti dalle “nuove leve” e questo non sta provocando solo un dimagrimento negli organici ma un innalzamento dell’età media del personale della Polizia di Stato che è la più alta d’Europa;

Bloccare la chiusura di 251 uffici di polizia – che sono vicini alla necessità dei cittadini ma che a causa della spending review dovranno essere chiusi;

L’assunzione degli idonei ai concorsi per agenti - che garantirebbero l’entrata di forze fresche e darebbero la possibilità a tanti giovani di realizzare un sogno per il quale hanno così duramente lavorato;

Sanare un organico in cui mancano 9000 Sovrintendenti e 14.000 ispettori – che essendo Ufficiali di Polizia Giudiziaria sono le persone deputate a svolgere indagini, ricevere le denunce, collaborare con l’Autorità Giudiziaria;

Avviare un corso antiterrorismo - per permettere ai poliziotti di rispondere efficacemente alla minaccia terroristica, anche riuscendo a cogliere i minimi segnali di pericolo che vengono dalle comunità in cui operano.

 

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Il volantino distribuito dai poliziotti nelle città italiane. Foto Segreteria provinciale SAP di Roma. 

 

Il SAP è quel sindacato che, di tasca propria, ha pagato le “Spy Pen”, le penne con telecamera, che potessero riprendere il normale lavoro di polizia, tutelando gli operatori dalle false accuse. Come ha fatto quella donna che durante uno sgombero di case occupate abusivamente a Milano accusò la polizia di averla manganellata così tanto da provocargli un aborto. Era tutto falso e adesso la donna è indagata per calunnia. Per tutelare la sicurezza personale degli agenti, il SAP è fortemente in contrasto con i numeri identificativi sulle divise che trasformerebbero gli agenti in capri espiatori dei violenti e degli approfittatori. Il Sindacato, per voce del suo Segretario Nazionale, Gianni Tonelli, è invece molto favorevole alle telecamere sui caschi antisommossa e sulla divise, per certificare chi si comporta bene e chi, invece, è un violento e un calunniatore. E questo, le telecamere lo certificherebbero, ogni volta, per entrambi i “contendenti”.

 

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 Alcuni agenti durante la protesta, tra cui il Segretario provinciale di Roma Fabio Conestà e il Segretario nazionale Gianni Tonelli. Foto Segreteria provinciale SAP di Roma.