Di La.Ra, aprile 2014
Apriamo la nostra rubrica dedicata alla gastronomia con un affascinante uomo di “penna e di legge”. Romano di origini sarde, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Fabio Innamorati, ci accoglie in casa sua in veste di autore, insieme alla moglie Francesca e ai loro bellissimi Bovari del Bernese. Nasce infatti dall’estro della sua penna e quella del nostro Direttore, il bel romanzo edito da Albatros Il Filo, “Mandorle, miele e frutta candita” che tanto successo sta riscuotendo da parte dei lettori.
L'autore Fabio Innamorati
Un titolo che ricorda il piacere del cibo, “Mandorle miele e frutta candita” perché?
In realtà si riferisce al ricordo di un profumo, al sapore di una notte speciale. A me questo bilanciamento perfetto di dolce e amaro, di speziato, evoca l’estate sarda; è uno dei profumi che spesso è portato dal vento e che mi è rimasto impresso nella memoria del periodo trascorso sull’Isola. Nella storia è inserito all’interno di alcune righe che Max, il protagonista, scrive per Lilù quando realizza di amarla. A ben pensare, il cibo e il tentativo di descriverne odori e sapori sono uno degli esperimenti comunicativi sui cui scorre la storia del libro. Abbiamo provato a trascinare i lettori tra le pagine del romanzo, andando oltre le descrizioni visive stimolando la fantasia anche alle persone auditive e cinestesiche. Di fatto nella storia vengono collocate ricette di piatti cui abbiamo provato a dare vita nella fantasia dei lettori e che, vi assicuro, sono buonissimi da provare.
Chef o ospite a tavola?
Sono senz’altro una buona forchetta e non lo posso nascondere, tuttavia mi diverto molto nel cucinare per i miei amici; piatti semplici ed equilibrati nel gusto, che diano sensazioni gradevoli e lascino un buon ricordo nella bocca e nel cuore. La convivialità, in fondo, è la base della nostra società da sempre, fa parte del nostro sistema relazionale e, in qualche modo, rappresenta il collante sociale e culturale che unisce Nord e Sud. Inoltre, dal punto di vista di un cuoco dilettante, un piatto per me rappresenta un esperimento, una sfida, un po’ come un foglio bianco su cui far nascere una storia. Quando riesco a interpretare una ricetta bilanciando o modificando gli ingredienti e ottenendo un risultato apprezzato dai commensali, ne sono decisamente soddisfatto.
Quale ricetta regala oggi ai nostri lettori?
Un piatto non mio ma molto sfizioso, semplice da preparare e di sicuro effetto: la "Torta di prugne secche e noci".
La ricetta:
270 gr. di farina
300 gr. di zucchero
150 gr. di burro
200 gr di prugne secche
100 gr. di noci
4 uova
1 bustina di lievito
1 scorza di limone grattata
Ammorbidire il burro con lo zucchero impastandolo fino a ottenere una crema morbida. Aggiungere le uova continuando a mescolare e successivamente la farina. Prendere le prugne (precedentemente tagliate a pezzi piccoli e lasciate ammorbidire a bagno nel Rhum) e le noci e aggiungerle all’impasto mescolando il tutto. Infine versare il composto in una terrina di circa 30 cm di diametro e cuocere nel forno già caldo a 170° per circa 50 minuti. Lasciate freddare e servite impiattando le fette con una porzione di panna montata.
Autore di un romanzo sulla vita, i cui ingredienti sono quelli di una ricetta segreta… quella della felicità! Di cosa parla esattamente il libro?
Di vita. Quella semplice, quotidiana, fatta di piccole cose, come i colori della propria terra, le tradizioni di un popolo, il calore umano, ma anche di disfatte, dolori, incertezze. Max e Lara sono i due attori principali, lui un Capitano dei Carabinieri in missione in Afghanistan, lei una fotoreporter alla ricerca di sé. Si scontrano, si perdono e si rincontrano come due fili intrecciati in una trama, destinati comunque a formare lo stesso disegno. In più c’è un terzo personaggio - che si delinea compiutamente solo in epilogo - la cui presenza indica in qualche modo la direzione della storia; è una sorta di parallelo allegorico di ciò che accade ai due protagonisti. Sostanzialmente è un viaggio, o meglio più viaggi, nelle varie accezioni. C’è quello fisico, più evidente, che ci ha permesso di giocare con i colori, i sapori e gli odori di terre meravigliose come la Sardegna, e quello psicologico che i protagonisti compiono per affrontare i loro fantasmi e le loro paure.
Il cibo ha una parte importante nel romanzo, ci sono anche delle ricette spiegate dettagliatamente. Perché quest’associazione?
Come ho detto rientra nell’esperimento narrativo. La scommessa consisteva nel far “provare” ai lettori la sensazione del sapore e del profumo di un piatto leggendone la descrizione. Il tentativo nel complesso mira a trascinare la fantasia di chi legge tra le pagine, facendogli vivere il momento del racconto. E poi c’è un aspetto più pratico: i piatti descritti nel libro sono buoni e ne vado fiero! In particolare la focaccia di mia invenzione che ha sempre riscosso successo. Vi consiglio di provarla.
Fabio con i suoi Bovari del Bernese
C’è un elemento che le corrobora lo spirito in fase creativa? Da cosa trae le ispirazioni?
L’ispirazione nasce dalla vita quotidiana. Credo che anche nelle opere di fantasia non sia veramente possibile scrivere di cose che non si conoscono, così i tratti caratteriali dei personaggi vengono dalle persone che fanno parte della nostra vita, dalle nostre esperienze personali. Lo stesso vale per le ambientazioni, i luoghi in cui si svolgono le storie o i sentimenti che le permeano. Con ciò non voglio dire che tutti i romanzi siano reali, anzi, quasi mai lo sono ma gli ingredienti che li compongono sì, sempre. Il procedimento con cui attingiamo alla nostra vena creativa è lo stesso quando siamo in cucina, ad esempio preparando un piatto per una specifica persona, affinché ne incontri il gusto.
Quando ha scoperto la passione per la scrittura?
Ho scoperto prima quella per la lettura. Divoro libri di ogni genere da quando ho 14 anni e la scrittura è stata quasi una conseguenza naturale. Tutti hanno un romanzo nel cassetto, la vera difficoltà sta …nel farlo diventare reale. Con Giovanna non avevamo in programma di scrivere un libro, così come non avevamo una trama da seguire. Tutto è nato dall’ “incoscienza” e dalla necessità di avere un sostegno nell’affrontare il peso delle tante difficoltà che avremmo incontrato, senza sapere che è un po’ come sposarsi per tentare di risolvere dei problemi che da solo non avresti avuto. A parte gli scherzi, la nostra è un’amicizia fraterna e, grazie a qualche compromesso, non avendo mai avuto mire “editoriali”, è stato più facile condividere un progetto che affascinava entrambi.
Molti lettori sollecitano per un prosieguo di Mandorle. Cosa bolle nella pentola di Fabio Innamorati?
A casa mia c’è sempre un fuoco acceso sotto una pentola ma, al momento, i cassetti custodiscono ancora i gelosamente i miei progetti. Scrivere è un lavoro a tempo pieno giustamente appannaggio degli scrittori professionisti e non di dilettanti entusiasti come me. Questa domanda andrebbe rivolta al vostro Direttore!
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