Di Cristina Ferrigni, giornalista radiotelevisiva
Del 23 maggio 2017
Ieri a Manchester 22 morti, la cui vittima più piccola di appena 8 anni. Erano giovani, volti innamorati della vita che avevano semplicemente partecipato a un concerto. Un momento di aggregazione come tanti, che si è tramutato in una scia di sangue, terrore e sofferenza. Non si arresta l'onda deflagratrice dei terroristi, che cambiano strategia e colpiscono i più giovani, un bersaglio facile ma più doloroso di tanti altri sul fronte sociale, perché possa incidere un solco indelebile nella memoria collettiva. Il resto vien da se, con il facile clamore dei social, marce, fiori, dichiarazioni politiche e media, che incrementano l'effetto rimbombo di azioni mirate a scardinare le resistenze di un popolo impreparato e spaventato.
Così prima ancora, l'attentato a Stoccolma, quando nel pomeriggio del 7 aprile, un camion si è lanciato tra le persone che affollavano il centro della capitale svedese prima dell’inizio del weekend causando 4 morti e 15 feriti, tra cui dei turisti umbri. C'era anche una turista romana, a Londra quando sul ponte Westminster, il 22 marzo 2017, il terrorista si è lanciato con un SUV sulla folla. La donna è nella lista dei 40 feriti gravi e per miracolo non ha perso la vita. E se l'obiettivo di un attentato sul ponte di Rialto a Venezia, fosse andato a segno, anche i turisti stranieri in Italia avrebbero pagato un alto tributo in termini di vite umane. La città della laguna era un obiettivo ideale. Meta turistica mondiale, e capitale culturale d’occidente, rappresenta la globalità, come New York, Londra e Parigi che non sono state risparmiate al massacro. E poi, a due giorni dal primo turno delle Presidenziali, torna la paura in Francia, con gli spari sulla polizia agli Champs Elysées (ennesimo attacco di matrice terrorista). E' così che i nuovi scenari di guerra, le nuove minacce d'instabilità, l'incubo di attentati, accrescono paure e insicurezze tra i viaggiatori, ridisegnando, di fatto, mappe e destinazioni turistiche. E questo perché gli attentati, dalla Tunisia all'Egitto, fino a Bruxelles, Nizza e adesso anche Stoccolma e Manchester hanno colpito i luoghi simbolo dell'industria turistica, con effetti devastanti. Basti considerare che dal 2011 al 2016, riporta uno studio dell'ITSTIME (Italian team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies), il settore turistico e dei trasporti è stato colpito dal terrorismo 366 volte, in più di 58 Paesi, in 8 diverse Regioni del mondo.
Ventinove gli attacchi in Europa con danni diretti alla economia dei singoli Paesi interessati. Soltanto in Francia, da sempre meta al top dei trend del turismo mondiale, le perdite sofferte negli ultimi due anni (riferisce ITSTIME), sono stimate attorno all'1,8 miliardi di euro. È evidente come il turismo rappresenti una componente importante dello sviluppo economico di una nazione ed è opportuna una riflessione su quanto tempo un Paese, impieghi, poi, a recuperarne le perdite e a risalire la china.
Secondo uno studio del World Travel & Tourism Council, gli Stati che hanno subito attacchi terroristici, necessitano mediamente di 13 mesi per recuperare l'incoming turistico e per tornare quindi al numero di visitatori prima dell'attentato. Tale tempistica, la cosiddetta "resilienza", è inferiore al lasso temporale che uno Stato impiega per risalire in caso di crisi sanitarie (21,3 mesi), ambientali (23,8 mesi) o legate all'instabilità politica (26,7 mesi).
Ma l'aspetto economico è solo uno degli effetti che la minaccia dell'Isis ha prodotto sul sistema sociale , europeo e mondiale. È sotto gli occhi di tutti come il terrore di attentati terroristici, sugli aerei, sulle navi, e nei luoghi di vacanza, abbia di fatto modificato la geografia del turismo. Sul sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli Esteri, l'elenco aggiornato e le raccomandazioni sui luoghi da evitare: sconsigliati i viaggi non indispensabili in località diverse dai resort di Sharm el-Sheikh, dalle aree turistiche dell'Alto Egitto e di quelle del mediterraneo, dove comunque occorre "mantenere una certa soglia di attenzione perché non immuni da possibili minacce". Secondo alcuni operatori, l'Egitto sembra praticamente scomparso dal mercato turistico. Non va meglio per la Turchia che si avvia verso il crollo definitivo di un'industria dall'importanza strategica per il Paese.
I dati resi noti dal ministero del turismo rivelano che a maggio del 2016, il settore ha registrato un calo degli arrivi dall'estero del 34,7%: il minimo storico da ben 22 anni. Per non parlare della Siria, dove 5 anni di guerra hanno seminato 300mila morti, insieme a 4milioni di profughi e centinaia di città rase al suolo e dove, dopo il recente attacco chimico, si scontrano i governi russo e americano. Il clima d'instabilità dell'area mediterranea e medio-orientale si è ripercosso su destinazioni che, pur non avendo subito attacchi terroristici, hanno visto crollare gli arrivi dall'estero, come Marocco e Giordania. Il numero di turisti in fuga dal Mediterraneo, oscilla tra i 15 e i 18 milioni. I dati dell'organizzazione Mondiale del turismo restituiscono la fotografia di un Mediterraneo a due velocità: la sponda sud in grande difficoltà (Tunisia ed Egitto). Male la Turchia, ma anche la Grecia e la Francia (dove l'ennesimo attentato del 20 aprile ha decapitato le prenotazioni per il ponte del 25 aprile e del 1° maggio). Dalla situazione attuale sembrano invece aver tratto vantaggio Cipro, Croazia, Malta e Spagna (quest'ultima si conferma leader sul mercato). La situazione sembra confermare ancora una volta, quanto sostiene lo studio del WTTC secondo cui, molte nazioni europee, avrebbero tratto vantaggi dalla crisi del turismo tunisino, come Spagna, Portogallo e Italia, dove il numero di visitatori sarebbe aumentato del 20%-30%, rispetto all'anno scorso, proprio per l'effetto emotivo generato dalla percezione di insicurezza associata al contesto tunisino. Nel caso specifico, l'Italia riesce solo in parte a intercettare i flussi in movimento. Lo confermano anche i dati Eurostat sull'andamento annuale del turismo nell'Unione europea. Segnali di ripresa, anche se lenta dunque, sulle coste dello Stivale. Gli operatori turistici sono ottimisti per l'estate 2017, a partire già dalle analisi dei dati sulle prenotazioni di Pasqua e per il ponte del 25 aprile.
Federalberghi aveva stimato che quasi 10 milioni gli italiani avrebbero programmato di mettersi in viaggio nei due week end caldi di aprile scorso, con un incremento del 2,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con il 93% di utenti decisi a rimanere in Italia mentre il restante 7% diretti verso una località estera. Il dato aveva fatto riflettere già in previsione, confermando la precarietà degli equilibri legati alla percezione della sicurezza e alla conseguente tendenza dei vacanzieri a restare nel Belpaese, in sicurezza, evitando il più possibile spostamenti in altre nazioni. Ad oggi l'atteggiamento rimane costante anche se l’allarme in tutta Italia resta elevato, considerato ciò che accade in Europa e nel mondo, valutato attentamente lo scenario internazionale così come è mutato dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles del 2015 e 2016. La riunione presieduta dal Ministro dell'Interno, Marco Minniti, del Casa (Comitato di analisi strategica antiterrorismo), convocata per predisporre le attività straordinarie di vigilanza e controllo in vista di degli eventi legati alla Pasqua aveva sottolineato quanto fosse elevata l'attenzione in particolare sui siti più affollati o ritenuti sensibili. Dopo l'attentato di ieri in Inghilterra, e in previsione dell'esodo estivo, saranno ulteriormente intensificate le misure di vigilanza sugli obiettivi a rischio e i luoghi che registrano particolare afflusso di turisti: porti, aeroporti e stazioni. Presìdi nei quali i terroristi sfruttano le vulnerabilità delle procedure di controllo, alla ricerca di qualche "falla" nelle misure di sicurezza.
Bibliografia e sitografia
"Terrorismo & Turismo" in Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano;
A. Colombo, La guerra ineguale. Pace e violenza nel tramonto della società internazionale, Bologna, il Mulino, 2014;
A. Ricci, Radicalismo islamico, jihad e geografia dell'incertezza, in "Bollettino della Società Geografica Italiana" - Serie XIII, vol. VIII, 2015a, pp. 293-301;
Byman D., Al Quaeda, The Islamic State, and the Global Jihadist Movement, Oxford, Oxford University Press, 2015;
D. Quirico, Il Grande Califfato, Milano, Neri Pozza, 2015;
Global Terrorism Index 2016, Institute for Economics and Peace, Measuring and understanding the impact of terrorism (data source: GTD Global Terrorism Database, National Consortium for the Study of Terrorism and Responses to Terrorism (START), University of Maryland), November 2016;
H. Kissinger, Ordine Mondiale, Milano, Mondadori, 2015;
World Travel & Tourism Council.
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