LE FORZE ARMATE ITALIANE E LE OPERAZIONI MILITARI INTERNAZIONALI IN CONTESTI DI CRISI


OPERARE MENTRE SI TRASFORMA LO STRUMENTO MILITARE

 

Di Fabrizio Salerno                                                                                                         21.03.2014

 

 

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 Il mutamento dello scenario internazionale e i recenti impieghi operativi. (Foto Aeronautica Militare)

 

La forte instabilità dello scenario internazionale, la disgregazione di realtà statali, causata dalle ceneri del bipolarismo e dalla fine della guerra fredda, hanno reso il mondo delle relazioni internazionali imprevedibile. La guerra al terrorismo internazionale, in seguito ai fatti dell’11 settembre 2001 e la possibile proliferazione delle armi di distruzione di massa, hanno esasperato questa condizione rendendo l’analisi degli eventi e la conseguente individuazione delle possibili situazioni di crisi, in aree chiaramente circoscrivibili, molto complessa. Per fronteggiare questa dinamica s’impone un continuo processo di trasformazione delle forze, della dottrina e delle capacità esprimibili dello Strumento Militare, correlate agli analoghi processi e cambiamenti, avviati in ambito delle organizzazioni internazionali quali la NATO, l’UE, l’UN e delle relazioni multinazionali con le quali l’Italia mantiene più stretti rapporti di collaborazione, al fine di rispondere alle future sfide in modo tempestivo ed efficace. In tale ottica, le missioni attuali e future richiedono forze pronte, altamente addestrate, proiettabili, mobili, sostenibili nel tempo, interoperabili e flessibili, cioè in sintesi, capaci di fronteggiare rapidi mutamenti degli scenari nei quali si opera nell’intero spettro delle operazioni (pre-crisi, combat e post conflittuali). Lo scenario di sicurezza, a oggi, è mutato in virtù di tre momenti storici cruciali:

1) Il 9 novembre 1989, la caduta del muro di Berlino e la conseguente disgregazione di realtà statali, causata dalle ceneri del bipolarismo e dalla fine della guerra fredda, oggi ritornata per certi versi, di attualità con la crisi in Ucraina e Crimea;

2) L’11 settembre 2001, l’attentato alle torri gemelle, caratterizzato da nuove minacce di tipo asimmetrico con la conseguente guerra al terrorismo internazionale, caratterizzato da una minaccia globale;

3) L’attuale recessione mondiale, ancor più grave per certi versi, a quella del 1929.

Tutto ciò ha reso l’analisi degli eventi e la conseguente individuazione delle possibili situazioni di crisi, in precise aree, molto articolata e complessa. Ciò ha pertanto determinato una trasformazione delle principali Organizzazioni Internazionali e degli Strumenti Militari di tutti i Paesi, a partire da quelli dell’Alleanza, passando attraverso i vertici di Praga 2002, agli accordi Berlin Plus dello stesso anno UE, ai summit NATO di Istanbul 2004 e Riga del 2006, fino ad arrivare ai giorni nostri. Da tutto ciò ne consegue che lo Strumento Militare nazionale ha dovuto adeguarsi, concentrando l’attenzione sulle nuove necessità di:

1. contrastare una minaccia globale;

2. dotarsi di forze estremamente flessibili e Expeditionary.

Lo Strumento Militare NATO, e di conseguenza nazionale, si è trasformato ormai da alcuni anni, secondo una visione Joint & Combined, al fine di consentire sia una convergenza degli sforzi, sia un’ottimizzazione delle risorse disponibili. Transforming while Operating ossia “Trasformare e nel mentre operare”, rappresenta ancora oggi il core del concetto strategico delle Difesa nazionale. Alla luce di questo scenario, l’Italia ha deciso di dotarsi di uno Strumento Militare che sia Integrato, Interoperabile, Flessibile e Proiettabile; capace di proiettarsi e lavorare con continuità in un ampio spettro di tipologie di conflitti (Full Spectrum Operations), in Teatri operativi distanti dalla madrepatria, e in grado di rispondere prontamente alle imprevedibili sfide e minacce poste dall’attualità degli eventi. Situazioni alle quali le Forze Armate, devono saper dare una risposta pronta ed efficace, secondo le indicazioni del proprio referente politico. Prima dell’undici settembre, con il vertice NATO di Roma del 1991, era emerso il “Principio delle Istituzioni Interdipendenti” definito Iterlocking Institutions, cioè l’interconnessione delle Organizzazioni Internazionali per prevenire crisi e instabilità regionali.

Dopo quella data, ci si è mossi verso una nuova dimensione della sicurezza, con il passaggio dalla vecchia difesa statica di posizione caratteristica della guerra fredda, a una sicurezza dinamica variabile caratterizzata dai continui mutamenti negli aspetti politici, sociali, economici e di conseguenza militari. Anche gli Stati Uniti e a seguire la NATO, hanno intrapreso la guerra globale al terrorismo, che sembra, non aver mai fine. La nebbia della guerra è stata sostituita dalla nebbia della pace perché la guerra è talmente difficile da concepire e comprendere in tutte le sue dinamiche, che risulta essere imprevedibile. Ma la guerra è fatta di menti, cuori, passioni e pertanto non si può prevedere, né controllare, né renderla prontamente visibile, con le sue conseguenze[1]. Ecco il vero senso della nebbia nel quale ci troviamo oggi. A oggi non si possono determinare con chiarezza i risvolti della crisi Russia – NATO in Crimea e Ucraina, in Siria e tutto il Medio Oriente, in Somalia e tutto il corno d’Africa, in Corea del Nord etc. Tanti possibili focolari di minacce alla sicurezza internazionale, di difficile definizione sul lungo periodo. In tale ottica risultano fondamentali i tre strumenti, i cosiddetti forces multipliers:

1) L’Intelligence;

2) Le Operazioni Psicologiche;

3) La Pubblica Informazione, definita con il termine anglosassone Public Affairs.

Le guerre future saranno quindi sempre più contraddistinte da immaginazione, ricerca di soluzioni insolite, iniziativa e ricorso a tutti i mezzi possibili, leciti e non leciti; se illeciti per alcuni, saranno completamente leciti per altri, poiché la liceità è un fatto di etica e di legge codificata; e ad oggi non c'è ancora un solo codice universaledi chiave di lettura delle crisi. Ecco l’importanza della trasformazione della mente e dello Strumento Militare (Effects Based Approach). La politica militare dipende dalla politica estera. Ciò è un fattore di debolezza compreso e utilizzato molto bene dal terrorismo e gli avvenimenti ai quali abbiamo assistito e assistiamo in Afghanistan, in Iraq, in Egitto, in Libia, in Siria e non ultimo in Ucraina e Crimea. Ci troviamo ormai da anni, di fronte ad una trasformazione dello scenario internazionale, non solo nei suoi nuovi confini geografici. Questa rivoluzione degli affari militari, politici e diplomatici, può essere compresa e gestita solo con un cambiamento di mentalità. Paradossalmente, la strada nel passato, è stata già tracciata.

La storia è maestra di vita: considerazioni

Sun Tzu, posto a capo dell’esercito dello Stato di Wu, ebbe il compito di riorganizzare e addestrare le sue forze[2]. Gli insegnamenti dell’opera realizzata da Sun Tzu, attraverso la teoria taoista, focalizzarono la sua attenzione su tre aspetti:

1) la razionalità con cui esaminare i mezzi e i fini della strategia;

2) la lungimiranza con cui valutare le decisioni;

3) la flessibilità ai condizionamenti esterni.

Tutti concetti validi ancora oggi e da noi, con un po’ di coraggio, utilizzabili. I nostri Punti Decisivi[3] che dobbiamo pertanto prefissarci se vogliamo raggiungere il nostro Centro di Gravità[4] (CoG), ossia uno Strumento Militare nazionale trasformato, sono a parere di chi scrive, identificabili in:

CHI: una componente umana motivata, disponibile ed efficiente, perché se un team è determinato e motivato, sarà di conseguenza disponibile al cambiamento e quindi efficiente sia in Patria sia in operazione;

COME: con un lavoro di squadra sinergico e condiviso, basato su un approccio pro-attivo, flessibile, (aprendo la mente senza fossilizzarsi alla paura del cambiamento), improntato all’osmosi, umile e scevro da presunzione, pur mantenendo le proprie tradizioni e peculiarità di Forza Armata. L’unità d’intenti, si traduce in un’armonia che non conduca a uno spreco di energie, poiché gli sforzi in sinergia, siano indirizzati verso un’unica direzione;

DOVE: in un contesto Interforze (Joint), Interoperabile (Combined), flessibile cioè in grado di adattarsi e modificarsi rapidamente ai nuovi scenari di riferimento, dotato di forze proiettabili (Expeditionary) impiegabili ovunque richiesto;

QUANDO: fin d’ora. Il fattore “tempo” deve essere un alleato e non un nemico, al fine di mantenere l’iniziativa cavalcando l’onda, non rimanendo paralizzati o in balia degli eventi. Il tempo è denaro in stasi ma il tempo è soprattutto vita in operazione;

PERCHÈ: è necessario essere lungimiranti, intuitivi, avere una vision, cioè sapere cogliere precocemente la dinamica degli eventi, condividendone con tutti gli attori in causa, gli obiettivi da perseguire.

Tutto ciò consentirà di raggiungere il nostro Centro di Gravità, rappresentato dalla trasformazione dello Strumento Militare nazionale in grado di operare in qualsiasi contesto operativo, con cui ci si dovrà confrontare in ambiti internazionali, nella vasta gamma delle Full Spectrum of Operations. In sintesi: essere in grado di Operare nel mentre si Trasforma lo Strumento Militare.”

 

Conclusioni

Il processo di trasformazione, al quale stiamo assistendo nostre Forze Armate, dovrà guidarci alla vision, all’ottimismo e a una maggiore spinta al cambiamento, accettandone tutte le sfide, al fine di raggiungere l’End State[5] rappresentato dalla Sicurezza nazionale e internazionale garantita, la quale si realizzerà, solo attraverso il perseguimento degli obiettivi della nostra Difesa Nazionale trasformata, in termini di:

  • Qualità: come parametro irrinunciabile;
  • Quantità: coerente al perseguimento degli obiettivi assegnati;
  • Capacità: di ottimizzare le risorse disponibili.

 

 

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Nuovo Modello di Difesa Trasformato (CoG) = Sicurezza Nazionale e Internazionale garantita (End State)

 

Nel diagramma sopra descritto s’identificano i tre parametri della Difesa nazionale in termini di Qualità, Quantità e Capacità, nell’arco temporale decennale (2014 – 2024). Le Linee Operative[6], uniscono idealmente i Punti Decisivi, il cui conseguimento permettono il conseguimento del Centro di Gravità (CoG). Il raggiungimento del CoG,costituisce condizione necessaria per il raggiungimento dell’End State ossia lo Stato Finale. Il vincolo imprescindibile sarà individuato in: una volontà e trasformazione politica – militare, improntata su una reale condivisone degli obiettivi con una chiara vision, nell’ottica di una conditio sine qua non ossia, la razionalizzazione e il ridimensionamento della Spending Review alla Difesa.

Ripensare, rivedere e ridurre: sono le tre “R” che applicato a tutte le spese militari, come ultimamente spiegato e indicato nei punti in agenda, nel programma dall’attuale Ministro della Difesa On.le Roberta Pinotti, e dal capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli[7], nel quale si dovrà necessariamente passare per un forte impegno e taglio alle infrastrutture, ai sistemi d’arma, (pur non parlando di uno specifico programma), e al personale, assicurando il passaggio da qui al 2024, da un modello di Difesa da 190 mila uomini complessivi a 150 mila. Il nuovo progetto di razionalizzazione e ridimensionamento è sicuramente imponente, importante e ambizioso e potrebbe sembrare utopistico ma è l’unica strada percorribile se si vuole raggiungere il giusto equilibrio tra i parametri sopra descritti di qualità, quantità e capacità di ottimizzazione delle risorse disponibili sempre più esigue. Una sfida che vale tuttavia la pena di essere vissuta, con l'auspicio di chi veramente crede nelle istituzioni e nelle Forze Armate, che ciò si realizzi, seppur in termini di enormi sacrifici sicuramente non indolori.

Tuttavia, non c'è niente di peggio che fermare il pensiero delle istituzioni e di congelarlo nell'ambito di dottrine invariabili. I continui e recenti mutamenti dello scenario internazionale, la guerra al terrorismo globale, le nuove contrapposizioni mondiali sempre in continua evoluzione, dimostrano che occorre rendere dinamico sia il pensiero politico sia di riflesso quello militare. Se ciò sarà realizzato, allora saremo in grado di raggiungere il nostro End State, ossia essere in grado non solo a livello Nazionale/Joint ma anche Internazionale/Combined, di “Operare nel mentre si Trasforma lo scenario internazionale di riferimento”. Per dirla con un aforisma:“Gli uomini sono maestri del proprio destino. Quando meno ce lo aspettiamo, la vita ci pone davanti una sfida, per provare il nostro coraggio e la nostra volontà di cambiamento.” Coraggio non significa assenza di timore, ma capacità di non lasciarsi paralizzare.

 

 

Fabrizio Salerno è ufficiale superiore dei Paracadutisti, della Riserva. Consulente militare e tecnico del settore Difesa, è specializzato nel Public Affairs e Media Operations, con esperienza nell’area balcanica, medio orientale e USA. Esperto in comunicazione operativa e relazioni tra Media e Forze Armate.

 



[1]“Le operazioni militari e le ingerenze indirette (politico-diplomatiche, economiche) si succedono. Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della NATO, si incarica di annunciarle: “Come ha dimostrato la Libia, non possiamo sapere dove la prossima crisi esploderà, ma esploderà” (5 settembre 2011).

[2]“Colui che sa agire cavalcando gli avvenimenti armoniosamente sarà in grado di dominare la situazione con il minimo sforzo, nonché cogliere i benefici di un’azione vantaggiosa. Ciò potrà avvenire in qualsiasi momento, grazie alla capacità di adattamento a ogni situazione contingente.

Mentre tutto esternamente evolve, occorre mantenere fisso l’obiettivo, l’organizzazione interna dell’armata deve essere continuamente sottoposta a interventi correttivi così da riadattarla ai suoi stessi mutamenti e a quelli esterni.

Non esistono piani o tattiche fisse. Le strategie devono essere flessibili, adattabili, impostate con atteggiamento pro-attivo e modificate, se è il caso mediante regolazioni fini, allo scopo di mantenere saldo l’obiettivo, così come la coerenza fra mezzi e fini.” Fonte: Sun Tzu, L’Arte della Guerra.

 

[3]Per Punti Decisivi (Decision Points) s’intendono quegli eventi/attività (temporali e/o spaziali) che, se conseguiti con esito positivo, costituiscono presupposto affinché si possa effettivamente conseguire il Centro di Gravità. I Punti decisivi, individuati lungo le linee operative, (obiettivi intermedi), devono quindi essere visti, come le chiavi di accesso che permettono di aprire le porte verso il Centro di Gravità (obiettivo finale). Fonte: Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze: I Principi dell’arte Operativa – La Pianificazione delle Operazioni Militari Ed. 2004

 

[4]Per Centro di Gravità - Center of Gravity (CoG), s’intende (in questo caso): quella caratteristica, capacità o località dalla quale una forza militare, nazione o alleanza, deriva la propria libertà d’azione, nonché la volontà e la capacità di conseguire un dato obiettivo prefissato. Può essere definito come quell’aspetto vitale il cui conseguimento, permetterà la realizzazione del nostro fine ultimo cioè il nostro End State.

Fonte: Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze: I Principi dell’arte Operativa – La Pianificazione delle Operazioni Militari Ed. 2004

 

[5]Per Stato Finale (End State), s’intende: quella situazione politica e/o militare che deve essere raggiunta, affinché l’operazione possa ritenersi conclusa in termini favorevoli; A seconda dell’autorità (livello) che lo fissa può essere strategico, operativo e tattico. Il suo mancato raggiungimento può essere fattore d’insuccesso dell’operazione. I concetti di End State e CoG sono collegati tra loro ed interconnessi: in questo caso, il conseguimento, del CoG (strategico-operativo-tattico) costituisce condizione necessaria per il raggiungimento dell’End State (strategico-operativo-tattico).

Fonte: Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze: I Principi dell’arte Operativa – La Pianificazione delle Operazioni Militari Ed. 2004

 

[6]Per Linee Operative si intendono: quelle linee figurative, che uniscono logicamente i punti decisivi in un percorso ideale che conduce al conseguimento del Centro di Gravità (CoG); Le linee operative stabiliscono pertanto, le relazioni tra i punti decisivi, costruendo un percorso ideale lungo il quale l’operazione deve svilupparsi per raggiungere il CoG. Possono essere ambientali (componente terrestre, aerea e navale) e funzionali come in questo case study ossia qualitativa, quantitativa e capacitiva. Fonte: Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze: I Principi dell’arte Operativa – La Pianificazione delle Operazioni Militari Ed. 2004

 

[7]«Disegniamo il nuovo modello di Difesa per l'Italia - spiega il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli -. Un modello completamente integrato fra Esercito, Aeronautica e Marina. Un modello predisposto ad operare con l'Unione Europea, innanzitutto, e con Nato e Onu. Faremo perno sulle capacità più pregiate del personale militare e sulla flessibilità necessaria a far fronte a crisi non prevedibili. Lo scenario internazionale fa presupporre non solo crisi "asimmetriche", dove (vedi Afghanistan), pesa il fattore sorpresa tipico dei movimenti illegali e terroristici, ma anche crisi di maggiore intensità nelle zone del Pacifico e dell'Oceano Indiano». Fonte Il Corriere della Sera: «Meno divise e mezzi migliori: così cambiano le Forze armate» Andrea Garibaldi – 24 gennaio 2014.

 

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