Di Giovanna Ranaldo, 08 aprile 2015
Un Operatore del GIS poco prima di un lancio operativo. Foto G. Ranaldo
Il clamore non è cosa che gli appartiene, infatti il reparto appare blindatissimo (in questo periodo soprattutto ai media). Vivono e lavorano nell’ombra, circondati dai loro affetti come una qualsiasi altra persona, ma forti di qualità come tenacia, dedizione e soprattutto una grande professionalità. Sono i GIS, gli Operatori del Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri, coloro che intervengono in caso di situazioni di difficile risoluzione, estremo pericolo… e non solo questo.
In Italia, per molti anni si sono diffuse vere e proprie leggende su di loro, fin da quando l’opinione pubblica li ha scoperti nel 1980 (due anni dopo la nascita del reparto il 6 febbraio del 1978), e più precisamente il 29 dicembre, nella circostanza del loro primo intervento “noto”, nel carcere di Trani (Puglia). Gli Operatori in nero, fecero il loro ingresso nel panorama mediatico e sociale calandosi da due elicotteri con la tecnica del fast rope. L’obiettivo era sedare la rivolta di 98 detenuti appartenenti alle Brigate Rosse e alle organizzazioni terroristiche di sinistra, che avevano preso in ostaggio 18 agenti di custodia. Una terza aliquota a terra fece saltare le cancellate con sette cariche di esplosivo. Tutto si concluse rapidamente e i Carabinieri ripresero il controllo della struttura.
Ma la storia del reparto è ben più complessa. Il GIS nacque sulla base di un’esigenza ben precisa, dettata dalla consapevolezza raggiunta in ambito europeo, di disporre di unità speciali dedicate alla risoluzione delle crisi, dovute alla dilagante minaccia terroristica iniziata fin dagli anni ‘60. In Italia, per richiesta dell’allora Ministro dell’Interno on. Francesco Cossiga, furono resi disponibili dal Ministero della Difesa alcuni reparti di Forze Speciali dell’Esercito (9° Col Moschin) e della Marina (G.O.I, Gruppo Operativo Incursori, inquadrato nel COMSUBIN), per assicurare fino al 1984, insieme al GIS, le unità d’intervento speciale. Da allora, a seguito del decreto del Ministero dell’Interno, l’unica Un.I.S. (Unità Interventi Speciali) in ambito nazionale rimase il GIS. Oggi parliamo di una capacità operativa che si addestra nell’ottica di missioni complesse di proiezione su terra, disponendo di assetti che dal mare e dall’aria muovono verso l’interno del territorio, arrivando sull’obiettivo con finalità esclusivamente risolutive. In buona sostanza si tratta di specialisti da impiegare per la sicurezza “interna” come Un.I.S. o teste di cuoio, e all’estero come forza incursionistica.
Un team di Operatori durante un irruzione. Foto G. Ranaldo
GIS: un nome firmato Francesco Cossiga
Anche il nome del reparto ha una storia a sé. Si potrebbe pensare a una scelta d’opportunità legata alla burocrazia degli uffici del Comando Generale. In realtà non è così. Attingendo a un’intervista apparsa sul web-magazine "Pagine di Difesa" del 13 ottobre 2008, riprendiamo le parole del Presidente durante il racconto sulla fondazione del reparto. “Il nome l’ho realizzato io, sia per il NOCS che per il GIS. Questi reparti venivano impiegati in funzione del terrorista e per operazioni d’ordine pubblico speciali o di polizia giudiziaria a gravissimo rischio. Ho seguito tutto passo dopo passo, tant’è vero che sono Operatore onorario del GIS, alla cerimonia vollero omaggiarmi del loro berretto e scherzando dicono che io sono il loro padrino e tutti gli Operatori i miei figliocci”.
Un legame particolare e molto forte, che il Presidente emerito ha sentito indissolubilmente stretto a sé fino alla fine, esprimendo sempre parole di elogio e affetto verso tutti i suoi incursori.
La dipendenza e il suo impiego
Il Reparto, unica unità di Incursori dell’Arma dei Carabinieri, è un’unità specializzata nella concezione, organizzazione e condotta di operazioni speciali di polizia e militari, rapide e risolutive, in situazioni ad alto rischio e di norma in caso di ostaggi. Inquadrato nella 2° Brigata Mobile dei Carabinieri, il GIS è deputato allo svolgimento dei seguenti compiti:
Al di fuori delle suddette ipotesi, il GIS è impiegato dal Comando Generale anche per:
Il GIS è articolato in un nucleo comando, una sezione O.A. (Operazioni e Addestramento) e una T.S.R. (Tiratori Scelti e Ricognitori), le sezioni operative, un nucleo tecnico e un nucleo negoziazione. Il personale si alterna periodicamente in sezioni “pronte a muovere” (l’intero reparto è approntato entro le 24 ore) ed è in grado di operare via terra, aria e acqua, grazie agli assetti forniti dall’Arma, come gli elicotteri AB-412 o i velivoli C 130-J resi disponibili dalla 46° Brigata Aerea di Pisa dell’A.M.
Non mancano le attività di tipo congiunto con le altre realtà paritetiche perché la sicurezza passa attraverso un’adeguata preparazione, soprattutto in questi ambienti. Il reparto investe molte risorse in questo campo, lavorando fianco a fianco non solo con i colleghi sul suolo patrio, ma anche un’attenta attività di scambio bilaterale con obiettivi di: ricerca, specializzazione e formazione del personale. Le principali sono: il 22° reggimento Special Air Service (SAS britannico), il Grenzschutzgruppe 9 (GSG9 tedesco); il Groupe d'Intervention Gendarmerie Nationale (GIGN francese); l’Hostage Rescue Team (HRT del FBI americano) e numerosi altri reparti operanti nell’est europeo.
Un team di sniper. Foto GIS, archivio G. Ranaldo
La selezione
Chi sono questi speciali Carabinieri? Si tratta in realtà di personale che pur rischierato tra le fila di un reparto d’élite, non conduce una vita di privilegi, piuttosto di abnegazione, poiché ogni suo componente è fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo, non a caso il loro motto recita: “E’ nel talento del singolo che trae vigore la forza del Gruppo”[1].
Con questo spirito muovono i loro passi i futuri Operatori, provenienti da un bacino individuato nel 1°rgt. Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” (tutti con un’età inferiore ai 32 anni), anche se tempo fa si diffuse la notizia di una proposta (non andata a buon fine) per aprire anche alla territoriale attraverso uno specifico bando. Le prove per accedere al G.I.S. sono estremamente selettive (sempre che le visite mediche diano responsi positivi) e in pochi sono ammessi al corso “basico” per Operatore di 24 settimane, che si conclude con l’acquisizione del brevetto militare di “incursore”.I passi successivi sono i corsi di specializzazione e l’attività di scambio bilaterale con le migliori unità speciali paritetiche del mondo (22° rgt. SAS britannico; GSG9 tedesco; GIGN francese; HRT americano e numerosi altri reparti).
Al termine si delinea il profilo di un Operatore “completo”, con particolari peculiarità unite a un ottimo grado culturale e una buona apertura mentale, che favorisce non soltanto l’apprendimento ma anche una buona propensione al confronto con culture straniere, soprattutto in ambiti ostili come i nuovi teatri operativi. Per il resto della società l’Operatore generico medio è una persona come tante, mai si riuscirebbe a ricondurlo a un ruolo tanto particolare. Spesso neanche le loro famiglie sono al corrente delle reali condizioni “contrattuali”; importanti accortezze che servono a tutelare meglio la sicurezza di tutti, perché non bisogna dimenticare che essi sono uno strumento a beneficio del Paese e dei cittadini. Sicurezza garantita anche dall’uso di un capo d’abbigliamento tecnico come il mephisto, che non “nasconde”, in realtà tutela l’identità comune, a protezione soprattutto dei propri congiunti.
Nucleo anfibio. Foto GIS, archivio G. Ranaldo - Operatore del Nucleo anfibio prima dell'attività, foto G. Ranaldo
Le discipline
E’ indubbio che la preparazione degli Operatori è imperniata alla massima combinazione e prontezza operativa, sfruttando le proprie particolari doti personali. Il tutto si riflette in ogni disciplina, in base alle varie specializzazioni: dai paracadutisti in drop zone, con i loro pesanti battle suit, pronti a imbarcare sugli AB 412 per i lanci operativi, fino ai tiratori scelti e ricognitori.
L’attività aviolancistica con la tecnica di caduta libera costituisce un dei vari sistemi d’infiltrazione in aree di crisi e si sviluppa in: attività di addestramentocon lanci da bassa quota (1000-1500 metri) e lanci da alta quota (3000-5000 metri); di navigazione sottovela (con paracadute tattico spagnolo tipo Tmp plus Cimsa a nove celle) impiegato per compiere attività specifiche militari (lanci di navigazione con trasporto di zaino, arma e altro equipaggiamento speciale fino a un massimo di 165 chilogrammi, compreso l’operatore); e atterraggio di precisione (con paracadute Parafoil o Classic di costruzione statunitense a sette celle) per le infiltrazioni occulte, in caso di atterraggi in aree particolarmente difficili e ristrette.
Un team di paracadutisti all'imbarco prima di un lancio operativo, foto G. Ranaldo. Formazione di paracadutisti, foto GIS, archivio G. Ranaldo
Dall’aria all’acqua il passo è breve. Moltissime sono le immagini diffuse anche nel web, del nucleo subacquei (equipaggiati per il nuoto e l’assalto anfibio) a bordo dello Zodiac Hurricane 920, il Rhib (Rigid hull inflatable boat) battello a chiglia rigida, un mezzo di trasporto in superficie dinamico e affidabile che può raggiungere una velocità superiore ai 50 nodi). Questa speciale sezione ha in sé anche un boarding team altamente specializzato con standard operativi di altissimo livello.
Uno degli ambienti dove si concretizzano meglio le capacità di base del GIS (soprattutto in quanto Un.I.S. nazionale) è l’area addestrativa dedicata alle tecniche di irruzione (attività svolta in presenza di ostaggi) e rastrellamento (l’impiego di un dispositivo mirato a obiettivi dove si esclude l’esistenza di individui sequestrati). Qui trovano applicazione competenze come: assalto, irruzione, rastrellamento e presa di mezzi, diversificate di giorno e di notte in zone “attrezzate” con cockpit di aerei di linea dismessi e speciali strutture come la cosiddetta “Training House” (un modulo abitativo dedicato). Non è superfluo ricordare che le squadre sono in grado di aprirsi un varco anche attraverso soffitti e pareti che fanno da ostacolo all’obiettivo, adoperando cariche esplosive preparate secondo le specifiche esigenze del momento. Rispetto agli equipaggiamenti: in questa specifica situazione si tratta di quello combat, che tuttavia non sminuisce l’agilità e la prontezza degli Operatori. Parliamo di una tuta operativa ignifuga di colore blu scuro, guanti e mephisto, con calzature in varie tipologie. Gli elmetti in Kevlar con visiera, i giubbotti antiproiettile, rinforzi (ginocchiere e gomitiere), maschere antigas. Visori notturni e telecamere termiche (impiegati in condizioni critiche di visibilità), trapani silenziosi, fibre ottiche, scudi antiproiettile (di diverse dimensioni e caratteristiche balistiche), risultano infine tra le dotazioni speciali.
Nucleo anfibio durante un'attività a bordo dello Zodic Hurricane 920, il Rhib (Rigid hull inflatable boat), battello a chiglia rigida, un mezzo di trasporto in superficie, dinamico e affidabile che può superare i 50 nodi di velocità. Foto G. Ranaldo
A proposito di armamento, si parla di dotazioni sofisticatissime. Le più utilizzate sono le pistole Beretta 92FS e Glock 17 e 23 (arma in tecnopolimeri austriaca), la pistola mitragliatrice Heckler und Koch MP7 e MP5 nelle versioni A5, KA5, SD-3. Tra i fucili, quelli semi-automatici HK 53, G36 C, STEYR AUG (armi d’assalto in uso ai tiratori scelti per il combattimento ravvicinato), a pompa Benelli M3 e M4 Super 90, di precisione HK PSG-1, ACCURACY International AWP 308 e AWS silenziata, SAKO TRG 42 in calibro 338. In armeria anche il lancia granate M203 e multiplo MK1 e le mitragliatrici MINIMI. Tra i mezzi utilizzati per queste attività il Ford Patriot e Toyota Land Cruiser, dotati di speciali sistemi di piattaforme, pedane e ganci per il trasporto di scale manovrabili, oltre ad automezzi attrezzati come posti comando e centri di trasmissioni mobili. Le comunicazioni sono garantite da sofisticati apparati ricetrasmittenti criptati e da una maglia radio interna, mentre la trasmissione di dati e immagini avviene attraverso sistemi satellitari. Gli Operatori sono addestrati a ogni tipo d’intervento, con lo scopo di assicurare i criminali alla giustizia, con professionalità e rigore. L’obiettivo principale del G.I.S. è sempre la salvaguardia di vite umane.
Un pastore belga come “capacità sperimentale”
Sulla spinta continua a ricercare sempre più efficaci e incisive forme di contrasto alle emergenti minacce di carattere internazionale, il GIS ha avviato la sperimentazione, unitamente al Centro Cinofili CC di Firenze, di “cani d’assalto” da porre in supporto alle squadre operative in occasione di interventi nei confronti di persone barricate, armate, in edifici, aerei, treni e navi ovvero in caso di cattura di pericolosi fuggiaschi in territorio extra-urbano. La razza canina in sperimentazione è quella del “Malin” ossia il pastore belga, adottato ormai da quasi tutti i Reparti Speciali di polizia e militari del mondo, poiché considerata la razza più idonea di altre allo svolgimento di operazioni speciali di polizia, che potrebbero richiedere anche l'aviolancio, con la tecnica della caduta libera (TCL), di un'unità cinofila (conduttore più cane), e il "Malin" si presta particolarmente per questo tipo d’inserzione aerea.
Gli Operatori sono rapidi e silenziosi, riescono a risolvere un intervento ad alto rischio in pochissimi secondi. Foto GIS, archivio G. Ranaldo
CNF
Negli anni, molte risorse sono state convogliate sul fronte addestrativo: la grande esperienza degli istruttori ha dato vita anche a un Centro Nazionale di Formazione per Addetti ai servizi di protezione e sicurezza, CNF, nell’ambito dell’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale (UCIS), istituito nel 2002 con decreto-legge nr. 83.
Il reparto, insieme al NOCS (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza della Polizia di Stato, unicamente per il proprio personale) è stato deputato alla gestione dei corsi per la formazione e l’aggiornamento degli addetti da impiegare nei servizi di protezione e vigilanza nell’ambito dell’ UCIS. Così facendo gli specialisti operano in due direzioni: da una parte il reparto prosegue nell’attività di pianificazione e coordinamento dei dispositivi di sicurezza (sia in ambito nazionale che internazionale). Dall’altra, garantisce la formazione del personale dell’Arma e delle Forze Armate italiane e straniere, sulla base di una selezione molto rigida.
Nel GIS, il CNF per Addetti ai servizi di protezione e sicurezza, è gestito da un ufficiale direttore, che ricopre anche l’incarico di comandante della sezione O.A. (Operazioni e Addestramento) in cui il CNF si configura. Gli istruttori sono chiamati ad assolvere un ruolo molto complesso, considerato il volume di personale interessato agli iter (circa 800 unità all’anno, suddivise in cinque corsi), compresi gli aggiornamenti riservati ai colleghi Carabinieri degli altri reparti della 2^ Brigata Mobile (il 1° reggimento “Tuscania”, 7° reggimento Trentino Alto Adige e il 13° reggimento Friuli Venezia Giulia). Per le unità provenienti da questi reparti, l’approccio disciplinare sarà calibrato in base all’incarico che i militari dovranno ricoprire nelle diverse sedi diplomatiche estere.
Ogni allievo è seguito con la massima attenzione, perché l’obiettivo degli istruttori è quello di formare dei professionisti dotati di un forte equilibrio interiore e una notevole prontezza operativa. I corsi sono articolati secondo il pregresso professionale di ognuno (si sviluppano in cinque settimane), e quelli riservati agli Operatori del GIS hanno procedure ben più dure e impegnative poiché richiamano capacità che solo i super-Carabinieri hanno acquisito con un lungo addestramento prima di qualificarsi “incursori”. Il personale che prende parte agli altri corsi viene selezionato in base a rigidi parametri (età, specifiche caratteristiche psico-fisiche, ottimi requisiti di servizio), e provengono sia dall’Arma, che da altre Forze Armate italiane ed estere. Infine, la parte ricerca e studio. Attraverso la cooperazione con altre forze paritetiche (anche europee), il CNF del GIS, consolida la propria immagine di centro all’avanguardia nel panorama operativo.
Un team in addestramento. Foto GIS, archivio G. Ranaldo
COFS e ATLAS
Da quel lontano 29 dicembre del 1980, l’attività del Gruppo si è evoluta costantemente sulla base delle nuove minacce e degli scenari in cui il reparto è stato chiamato a operare, dando prova di una straordinaria capacità di adattamento sia nell’ambito joint (interforze) che combined (multinazionale). Le guerre asimmetriche, le nuove attività operative dedicate anche alle collaborazioni con altri Governi in aree di crisi, i “Foreign Fighters” (cittadini con passaporti europei che ingrossano le fila delle milizie dello Stato Islamico in Siria e in Iraq), la sicurezza interna messa a repentaglio da cellule terroristiche di poche unità (che si attivano inaspettatamente), i “Lone Wolves” (i lupi solitari, che agiscono in maniera autonoma e incontrollata) in tutto richiama nuova capacità e una visione aperta al cambiamento.
Per questo il reparto procede nella direzione di una costante ricerca e studio e non solo. Esso è configurato a livello Difesa all’interno del C.O.F.S. (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali), un’organizzazione nata nel dicembre 2004, che racchiude specifici assetti provenienti dalle quattro Forze Armate e s’inserisce in una rosa di comandi joint dipendente dal COI (Comando Operativo di Vertice Interforze). Questo tipo d’inquadramento assicura le risorse necessarie a eseguire l’intero spettro delle operazioni speciali (azioni dirette, ricognizioni, assistenza militare, controterrorismo). Il GIS opera costantemente in ambiti combined con l’impiego di unità rischierate in aree di crisi, come ad esempio è stato per l’Afghanistan nell’ambito dell’Operazione “Sarissa” di ISAF (Task Force 45), congiuntamente ai reparti paritetici del COFS. Sul fronte dottrinale, come accennato, c’è stato un perfezionamento dell’attività di ricerca e collaborazione con altre realtà paritetiche: sia nel circuito NATO, che all’interno di un progetto della Commissione Europea denominato ATLAS”.
ATLAS è un programma di ricerca e sviluppo che riunisce 30 unità speciali dei Paesi della UE, a cui aderisce anche la Norvegia, con sede a Bruxelles. Il consorzio è composto da una serie di working group multinazionali con l’obiettivo di tracciare nuovi lineamenti di dottrina e nozioni a carattere operativo. Il materiale prodotto, viene poi diffuso attraverso una piattaforma informatica a uso dei consorziati, su tematiche come ad esempio le tecniche, procedure e armamenti. Tutto viene sviluppato nell’ottica del miglioramento per rendere il GIS un reparto altamente qualificato e sempre pronto al servizio del Paese.
Operazioni recenti sul territorio nazionale “note”
[1] Fonte: calendario storico di reparto 2015.
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