Di Leandro Abeille
Roma, 18 marzo 2015
Nel caso fosse realmente autentico, dal punto di vista puramente comunicativo il documento dell'ISIS, "Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare", è assolutamente efficace: niente di complesso che la gente non possa capire, niente supercazzole del tipo a cui siamo abituati dai nostri politici, solo Islam. E' scritto in perfetto italiano, tanto da far sospettare che sia scritto da un madrelingua (o da un profondo conoscitore del nostro idioma) con una cultura medio-alta ed impatta contro i malumori di quei cittadini che, nel nostro paese, sono in sofferenza. E' un messaggio rivolto ai musulmani italiani poichè "lo Stato Islamico, (è) qualcosa che tutti conoscono tramite i media accusatori ma non tramite i media degli accusati" (pag 3), è una sorta di operazione verità, in cui, se i problemi politici, economici, di giustizia fossero delle malattie, le soluzioni dell'ISIS sarebbero cure, semplici, quanto efficaci. Lo Stato Islamico non è un gruppo terroristico ma è uno Stato grande poco più del Regno Unito e non è, come vorrebbero farci credere i complottisti, eterodiretto (dagli USA ovviamente), infatti: "molti altri si limitano direttamente ad accusare i Mujahidin di essere supportati e finanziati dai miscredenti ... lo Stato Islamico dalla data della sua formazione (13 ottobre 2006) è sempre stato uno stato che supporta le sue spese (militari e non) attraverso il fay’ e al-ghanima (i bottini di guerra n.d.r.) oltre che dai Musulmani benevoli che adempiono all'obbligo del Jihad combattendo con i loro beni" (Pag 4). Non è uno Stato nazionale ma lo Stato dei Musulmani e questo più volte viene sottolineato, facendo trasparire che le altre religioni sono (come abbiamo visto) poco tollerate (soprattutto quelle non abramitiche come gli Yazidi). E' uno Stato etico, dove la protezione del consumatore contro le sofisticazioni alimentari, la lotta contro fumo, alcool e droghe sono garantite.
Un'immagine del documento di propaganda diffuso in italiano. Foto web
E' uno Stato di cui ci si può fidare perche: "Nonostante i molteplici fronti e i numerosi nemici, la vita va avanti nello Stato Islamico. I soldati di Allah non liberano un villaggio o una città per poi abbandonare i suoi residenti e i loro bisogni" (pag 24) – chiaro riferimento agli americani che hanno la pessima abitudine di promettere aiuti che poi non danno (come fecero con gli sciiti, dopo la prima guerra del Golfo, per poi abbandonarli alla repressione di Saddam) o intervenire per poi lasciare la popolazione in balia dei propri bisogni (come è successo con l'invasione dell'Iraq). E' Stato morale, perchè basato sulla Sharia che, essendo legge di Dio è superiore a qualsiasi legge umana: le tasse non si pagano, poichè è con la Zakat (l'elemosina rituale e uno dei pilastri dell'Islam) con cui si fa fronte alle necessità della gente; con i bottini e con i proventi del petrolio, lo Stato sostiene se stesso ed inoltre ha anche avviato una serie di nuovi lavori pubblici (pag 32-35) per migliorare la vita della gente.
I poveri sono una priorità: "tutti i cittadini, Musulmani o non, non in grado di mantenersi indipendentemente per differenti motivi ricevono con il permesso di Allah, i beni primari necessari alla vita come sistemazione, cibo, acqua, medicinali ecc. tutto questo è un obbligo a cui deve adempiere uno stato Islamico" (pag 31). La giustizia viene amministrata con imparzialità, dove la polizia semplicemente "ordina il bene e proibisce il male" e dove il ricco viene giudicato come tutti gli altri: "non c'è differenza tra cittadino dello Stato Islamico o emiro, tutti vengono giudicati con equità: i Mujahidin dello Stato Islamico sono stati (e continuano) ad essere puniti in pubblico secondo la Shari'a per i crimini commessi o per il non rispetto della Shari'a. Le prove ci sono per chi intende verificare, ed un esempio può essere l'ex-emiro di Jarablus nel Levante che è stato sentenziato dalla corte Islamica e punito per aver trattato male un cittadino anziano. È stato immediatamente sollevato dall'incarico di emiro della città ed è stato punito secondo la Legge del Misericordioso, questa è la politica dello Stato Islamico: chiara e pulita in sha Allah." Dove opera la Polizia Islamica i reati sono drasticamente diminuiti. La motivazione è ovvia, l'ISIS amministra la giustizia con estrema severità e soprattutto ha il controllo del territorio che prima era abbandonato a bande di predoni che scorazzavano per quei territori (soprattutto in Iraq).
"Dove opera la Polizia Islamica i reati sono drasticamente diminuiti". Foto web
Con il ritorno al dinaro d'oro, d'argento e di rame, si risolve il problema della svalutazione delle monete dei paesi poveri, l'ISIS è in prima linea contro lo strapotere delle banche che forniscono denaro con un "valore virtuale" ma contro anche il "signoraggio" il reddito delle banche centrali prodotto dal "flusso di interessi generato dalle attività detenute in contropartita delle banconote in circolazione o, più generalmente, della base monetaria" (Cit. Banca d'Italia). Anche le donne hanno il loro spazio, vengono istruite, al contrario di quanto succedeva con i talebani in Afghanistan e si spendono per il Jihad, inoltre, una donna cittadina dell'ISIS su Twitter, si sarebbe vantata della sua nuova macchina: "Non ho mai preso la patente in Gran Bretagna, sono stata bocciata molte volte, ma qui guido questa. Siete gelose donne dell'Arabia Saudita?".
"La donna dal punto di vista islamico è considerata una regina, un gioiello da preservare" (citazione tratta dal documento, pag 36).
Foto web
Il documento mostra "rose e fiori", lontane dai soprusi che vengono perpetrati contro chi non abbraccia l'Islam e che ha un'idea diversa, è propaganda, una vera operazione di PsyOps, ed intende colpire cuori e menti dei musulmani italiani, soprattutto di giovane conversione. E' anche un ponte verso gli italiani anche non musulmani più critici verso il sistema di vita occidentale. Fa intravedere un sistema di vita molto semplice dove i governanti sono tutt'altro che ladri. Un sistema già sperimentato nella striscia di Gaza, dove gli amministratori di Hamas sono molto più onesti di quelli di Al Fatah e questo è molto apprezzato, soprattutto dalle fasce povere della popolazione da cui l'islamismo radicale trae la sua manodopera.
Leandro Abeille è sociologo alla LUdeS University di Lugano. Sociologo, OSCE Law Enforcement Instructor. Dottorando di ricerca presso l'Universita LUdeS di Lugano (CH) e direttore del Magazine Freepress di approfondimento "Roma Sì" (anche su www.romasi.info).
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