NESSUNA SCUSA, PER NESSUNO


Il sociologo racconta un nuovo approccio alla sicurezza delle donne, più attenzione e consapevolezza talvolta possono fare la differenza

 

 

Di Leandro Abeille

Roma, 07 agosto 2015

 

 

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E' sintomatico di un paese allo sbando quando, invece di interrogarsi sulle motivazioni e sui fatti di una vicenda, si fanno partire delle campagne mediatiche che nulla hanno a che fare con il problema violenza sessuale contro le donne ma sono solo demagogiche e disinformative. E' il caso della protesta nei confronti dell'assoluzione di sei ragazzi dall'accusa di violenza sessuale: girovagando per la rete è tutto un fiorire di accuse contro la malagiustizia e i giudici maschilisti che avrebbero giustificato la violenza sessuale del "branco", nei confronti di una donna.

In realtà i giudici hanno verificato una storia che, dai riscontri oggettivi, quelli che i non addetti ai lavori definirebbero "prove", non era credibile. Ed hanno, come è giusto che sia, assolto. La campagna mediatica, distorcendo i fatti, è però partita, alla cieca, contro le "scusanti" ai violentatori e a favore della libertà delle donne di vestirsi e comportarsi come meglio credono. Ci mancherebbe, fino a che il comportamento non si trasforma in un reato ognuno è libero di attuarlo. E' bene chiarire fin da ora che chi violenta sessualmente una donna non è mai scusabile. Mai. A questi soggetti la giurisprudenza (ed anche la legge non scritta del carcere) assegna una serie di pene piuttosto severe.

Ma se dal punto di vista giuridico un uomo che violenta non può essere scusato, dal punto di vista della sicurezza personale una donna che viene violentata ha, con molta probabilità, fatto qualche errore. E' pur vero che alcuni casi è difficile parlare di errori circa la propria sicurezza personale, basti pensare alle vicende che raccontano di donne violentate nell’ambito del proprio esercizio commerciale durante il lavoro, o di ragazzine trascinate e stuprate in ascensore mentre erano per strada, o come il caso di Giovanna Reggiani, violentata e uccisa mentre rientrava a casa. E’ chiaro che uno stupratore è uno che ha valori sociali ben diversi dai nostri e in altri casi non ha un equilibrio mentale sano.

Il non badare alla propria sicurezza non può trasformarsi in impunità dell'uomo ma ci dice che molto si può fare per circoscrivere il fenomeno. Se nel breve periodo (e forse anche nel lungo) non è possibile insegnare agli uomini a non praticare violenza, è altresì vero che forse possiamo insegnare alle donne a non esser e vittime: non è necessario frequentare degli inutili corsi di difesa personale brasiliana o israeliana, per essere più sicure da subito, bastano semplici regole da rispettare per diminuire il rischio.

Tutti vorremmo un mondo perfetto, ma il mondo non lo è, in giro ci sono assassini, maniaci, stupratori, ladri e truffatori. Se le Forze di polizia e il sistema giudiziario servono a levarli dalla circolazione (tentando una rieducazione), il compito di ognuno dovrebbe essere quello di non rendergli la vita facile.

Se tutti mettiamo l'antifurto, il bloccapedali, il bloccavolante alle nostre auto, non c'è nessuna ragione per non metterli alle nostre vite. Le regole da rispettare non sono neanche complesse, sono le regole che ci dettavano le nostre mamme opportunamente aggiornate:

Non accettare caramelle dagli sconosciuti – vale anche per i (troppi) drink, le pasticche, i passaggi in auto. E' già difficile fidarsi di chi non si conosce bene, gli sconosciuti ci dovrebbero far fidare ancora meno;

Vestirsi in maniera adeguata alla circostanza – questo è il consiglio che fa arrabbiare di più le donne. Piacere, essere ammirati è un vanto per tutti (lo sarebbe anche per me se fossi un bell'uomo) ma farsi troppo notare non è mai sano per la propria sicurezza personale. Con questo non si vuole affermare che le donne dovrebbero indossare il niqab ma essere eccessivamente appariscenti è, a volte, molto pericoloso. Il predatore punta la vittima più vistosa e poi cattura quella più facile. Essere vistosi e facili nello stesso momento non è mai una buona idea;

Non essere inutilmente provocanti – anche questo si scontra con il gioco sessuale tra uomo e donna. Una donna può essere provocante ma non necessariamente può poi volere un rapporto sessuale. L'unico problema è che gli uomini non lo capiscono, fraintendono e li nascono i guai. Non è sbagliato essere provocanti, è solo pericoloso;

Non fare abusi – L'alcool e le droghe fanno allentare i freni inibitori, se in eccesso mettono in condizione le donne di essere incapaci di reagire e spesso di intendere e volere. Non è sicuramente una grande idea stordirsi in mezzo ad una folla dove, statisticamente, ci può essere di tutto dal boy-scout al serial killer.

Essere liberi, non vuol dire essere liberi dai soprusi altrui. E' questo il vero punto di arrivo, non c'è nulla d’irreparabile nel divertirsi e a volte, nell'eccedere, ma questi comportamenti, è bene che si sappia, hanno un rovescio della medaglia. Non possiamo convincere i ladri a non rubare, cosi come non possiamo convincere gli stupratori a non violentare. Possiamo tentare di diminuire le situazioni a rischio. Diminuire non vuol dire eliminare completamente, vuol dire circoscrivere il numero delle violenze.

Una ragazza che non si fa notare eccessivamente, che non "provochi" per come è vestita o per come si comporta, che è ragionevolmente pronta a comprendere e a reagire ad un tentativo violento e che non è in "trappola" in un luogo isolato o sconosciuto è meno a rischio di essere violentata. E' bene che invece di rivendicare diritti sacrosanti che però sono a rischio si metta in guardia le donne che i loro comportamenti seppur legittimi sono uno stimolo in più per gli stupratori. Quanto detto non ci mette al riparo da ogni rischio, semplicemente alza la soglia di sicurezza, che è minata ogni giorno dagli apprezzamenti pesanti ed espliciti, dalle proposte sessuali non volute ed inopportune, dalle molestie sul lavoro.

Sarebbe comunque opportuno partire da un’idea diversa di “sicurezza”. E’ un dato di fatto che oggi, per molteplici motivi, cause e responsabilità, non possiamo più avere una percezione della sicurezza così banale e leggera com’era ai tempi dei nostri nonni, quando si giocava per strada, le porte erano aperte e “tutti conoscevano tutti”. La sicurezza è minore rispetto “ai tempi d'oro” ed è opportuno prenderne coscienza.

Questa è la ragione per cui dobbiamo invece educarci a essere più accorti, a vestire i panni di chi è attento al mondo che lo circonda. Uscire di casa e non far caso a quello che ci ruota intorno è un errore, bisogna abituarsi a osservare di più (non solo le vetrine), ma il riflesso, cioè chi abbiamo intorno. E’ necessario diventare edotte su differenti stili di vita di altri popoli che vivono nelle nostre stesse strade, bisogna imparare qual è la loro visione della donna per anticipare e troncare sul nascere “strane idee” circa il concetto di rapporto uomo-donne e la propria disponibilità, anche sessuale. Certo, senza farsi prendere dalla paranoia, ma sviluppando una diversa consapevolezza di sé, degli altri e del mondo nel quale viviamo. Diffidenza non vuol dire razzismo, vuol dire riservatezza, tutela di sé, e non si traduce necessariamente in modi sgarbati, si può essere diffidenti anche con il sorriso o una parola cortese.

  

Leandro Abeille è giornalista e sociologo, OSCE Law Enforcement Instructor. 

 

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